When the iPhone replaces the syringe: communication as a form of pathology
Jul 25th, 2012 by Franco Del Moro | | Permalink
Sorry this is a guest post only in Italian.
Jul 25th, 2012 by Franco Del Moro | | Permalink
Sorry this is a guest post only in Italian.
Naturalmente l’ho condiviso subito su Facebook!
Spero che chi ha scritto questo articolo abbia almeno 90 anni, così potrei scusare la sua impostazione, ma se ne ha meno di 60 sarebbe un disastro. Quando conclude che spera si possano “ripristinare condizioni di vita salutari e appaganti” di cosa cavolo parla? Quando mai sono esisitite queste condizioni? Bho!
Francamente ritengo che la conquista del potere ed il suo mantenimento ed il tentativo di tenere fuori da esso gli altri sia qualcosa che caratterizza la razza umana. Quello che cambia, e dovremmo esserne contenti, è che in luogo di campi di cotone, piramidi o campi di concentramento la necessariamente maggioranza sfigata ha ora il modo comunque di esprimersi sui social network ed in tal modo anche interagire con la minoranza eletta, se non in termini qualitativi almeno in termini quantitativi. E tutto questo lo chiamate patologia? In questo caso evviva la malattia!
Non l’ho condiviso su FB; da FB sono uscito quando mi sono stufato di sapere ogni giorno cosa stava ascoltando mia sorella. Su questo blog ho sempre trovato interventi molto interessanti su questo argomento, che ho sempre condiviso, anche se a volte ho dovuto ri-esercitare quella facoltà dell’attenzione prolungata che la frquentazione del web ha molto ridotto in me.
Anche questa volta mi trovo piuttosto in sintonia con lo scrivente, benché non sia quello consueto. Noto diverse reazioni infastidite, probabilmente da chi, legittimamente, si rifiuta di considerare patologici certi suoi comportamenti. Trovo particolarmente irritante l’intervento che vuole ricondurre ad una supposta senilità una critica, secondo me molto fondata, a certi aspetti della modernità. E’ vero, ovviamente, che la lotta per il potere e l’esistenza delle classi dominanti non sono una novità. Ma non per questo dobbiamo far finta di ignorare quali siano le nuove forme di alienazione cui è costretta la maggioranza senza parola: senza parola, certo, perché la comunicazione mainstream non corre certo su FB, e quello che scriviamo in questi “luoghi” ha lo stesso valore comunicativo, lo stesso impatto sociale, di quattro chiacchere davanti ad un bicchiere di vino fatte dai nostri nonni.
Concludendo: ben venga chi è in grado di di-svelare di quali illusioni il potere nutra la nostra irrilevanza, indipendentemente dall’epoca in cui viviamo.
Bravo Franco Del Moro
voglio andare controcorrente.
Io voglio invece solidarizzare con Te che hai scritto questo articolo coraggioso.
Da Medico e da Filosofo (oltre che utilizzatore delle reti comnicative) non posso non essere d’accordo.
Ancora una piccola miserabile pillola per l’anima che non percepisce il prezzo da pagare per questa falsa socializzazione che sono i social network.
Vogliamo chiamarlo il “guanto rovesciato”di G.Orwell
oppure il “bottom up” delle pulsioni servili della gleba
forse “l’irrealtà virtuale” è l’ultimo e popolare inferno prima del nulla a cui nessuno poi però è abituato
coraggio!!!!!!
Noi non siamo “comunicazione”, nè tantomeno “patologia”: solo ripristinando la comunicazione con il proprio Sè si risolve il problema della solitudine in un mondo tanto affollato (da chi?)!
Quella dell’età poi mi sembra proprio una castr…non si è sempre detto che si rimane degli eterni bambini…ma forse l’eccezione lo conferma, ancora una volta.
Pino
….ma a te che te ne frega di quello che fanno Carla e Laura?
Pensa a te stesso che è già tanto…..
🙂
io, però, se mi guardo intorno, vedo tanti amici e colleghi miei che stanno su FB senza abusi…ci si continua a vedere, a frequentare normalmente. FB è utile per invitare persone agli eventi, e per condividere tante cose che si trovano in rete, compresi appelli, articoli, punti di vista, canzoni…mi pare più problematico l’isolamento delle nostre realtà urbane e abitative, che ci fa stare chiusi in casa senza comunicare con nessuno….che ci costringe comunque a uscire, dandosi appuntamenti, perché non esistono più le piazze, i corsi (forse nei paesi?), i baretti…o no?
….. Si considerano poco le proprie abitazioni come luogo di interscambio amicale, dove si riceve, si parla, si condividono parti di se davanti a un the’ piuttosto che a un piatto di pasta.
Eh, si la modernita’ in questo senso ha tolto la possibilita’e la volonta’di comunicare davvero. Si ha paura di vivere se stessi e gli altri fino in fondo, e allora la piattaforma sociale virtuale puo’ diventare un surrogato, una pia illusione di essere in contatto con tutto e tutti in maniera olografica.
Il rapporto umano e’insostituibile ! Sono d’accordo con l’utilizzo strumentale della tecnologia, ma se le parti si rovesciano ed e’questa che domina e prevale, c’e’ qualcosa che non va. Molti malesseri di quest’epoca credo, siano il parto di una lacerante assenza : siamo carichi di cose inutili a cui si attribuiscono valori eterni e lasciamo per strada le verita’che ci terrebbero non solo in piedi, ma vivi e combattivi. Sicuramente la coscienza cambiera’ e prendera’il soppravento un nuovo modo di concepire la vita. I presupposti gia’ mi sembra siano in atto….
Un saluto a chi legge da Katiuscia.