The yogic geek

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The methods of tracing and controlling our Internet activities have become constantly more varied and sophisticated. Cookies are probably the oldest method (since 1994) to trace – mainly for advertising purposes – the websites that are visited.

Governments, not only in dictatorships but also in Western countries control every piece of information that passes through the Net. One of the famous projects is Echelon, which gives access to every information sent on email, instant messaging and telephone. Beyond this, the police as well can have access to the data regarding Internet use in order to monitor users.

But on the whole we are accomplices to the information that we send. Google History keeps track of all the search we do on the Net. Google Desktop and similar services index everything that happens in our computer.

RSS readers like Google Reader know our interests by managing our subscriptions to blogs. Tracing cancellations and new subscriptions, it is possible for them to map the way our thoughts evolve.

As if this were not enough, we expose ourselves directly in social networking sites, forums, and blogs with our written words and our photos. Sometimes, we need this for getting an identity on the Net in exchange for some attention from others.

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Le tecniche di tracciamento e controllo della nostra attività su Internet sono sempre più variate e sofisticate. I cookies sono forse il modo più vecchio, fin dal 1994, per tracciare i siti che vengono visualizzati, perlopiù per scopi pubblicitari.

I governi, non solo dei paesi dove vige la dittatura, ma di tutto l’occidente controllano ogni flusso di informazioni che transita sulla rete. Famoso è il progetto Echelon, tra gli altri, che dà accesso ad ogni informazione mandata via email, telefono e instant messaging. Ad aggiungersi a questi, gli organi di polizia possono accedere ai dati di utilizzo della rete per monitorare gli utenti.

Ma perlopiù siamo complici delle informazioni che trasmettiamo. Google History tiene traccia di tutte le ricerche che eseguiamo in rete. Google Desktop e servizi simili indicizzano tutto quanto avviene sul nostro computer.

I lettori RSS tipo Google Reader conoscono i nostri interessi gestendo le nostre iscrizioni ai blog. Con le cancellazioni e le nuove iscrizioni possono tenere traccia di come si evolve il nostro pensiero.

Se non bastasse, ci esponiamo direttamente nei siti di social networking, nei forum, nei nostri blog con le parole scritte e con le nostre foto. A volte ci serve per darci un’identità in rete in cambio di un po’ di attenzione da parte di altri.

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Combining different bits of information regarding our browsing habits, Google or others can know the threads of our mind in a much more precise way than we know them ourselves. Monitoring the search trends on the Net and subscriptions to blog feeds, Google can know the topics toward which global attention is moving, and it can work out fairly accurate ideas of how collective thought evolves. Such data in the hands of a politician or an advertising company can be precious.

In the global village of the Net, just as in small villages, everything is known about everybody.
The will to read our minds is not limited by online activities. Neuromarketing uses the most refined equipment, such as functional Magnetic Resonance Imaging (fMRI) in order to understand how purchasing decisions are made, and, consequently, how to direct them.

There are also some projects for mapping all the neural connections of the brain which in the end will get into the hands not only of advertising men but others too. And what should we say about Microsoft projects for monitoring the productivity even at the physiological level?

Microsoft is developing Big Brother-style software capable of remotely monitoring a worker’s productivity, physical wellbeing and competence. The Times has seen a patent application filed by the company for a computer system that links workers to their computers via wireless sensors that measure their metabolism. The system would allow managers to monitor employees’ performance by measuring their heart rate, body temperature, movement, facial expression and blood pressure.

The perspectives of the intersections between the technological possibilities and the will to control by those who own such instruments can lead to a capacity of level of control that is unprecedented.

The response to this invasion and mental colonization is for us to have, in turn, a capacity for controlling our thoughts that has no widely-known precedent, a consciousness of ourselves that is superior to the software skills used in tracing our preferences, psychographies and mental tendencies. In other words, to know ourselves, applying to our thoughts what in the Hindu tradition is called jnana yoga, the way of knowledge.

This means observing the course of our thoughts, what attracts us, what suggestions we are amenable to, and how the transition from one idea to another takes place. The instruments of Google, which trace and store the paths of our browsing, searches and online activities, might even be used for deconstructing our mental conditioning, as a tool for letting go of our identifications with the thoughts that are present in our mind, in a sort of reverse engineering of our minds.

The movement of free software has generously developed free shared applications, using the Net’s resources for supplying many users with non-commercial tools, often better than the commercial ones.
The next challenge for technological freedom will be on an inner level in addition to the technical level. Our skills will have to be applied in observing our minds more than directing them to the production of software and contents.

It will be necessary to become the masters of our minds without letting ourselves getting manipulated by the increasing number of inputs. Probably, like yogis, we’ll have to control our physiology as well (heart rate, blood pressure, etc.), which could be monitored, as in a Microsoft patent.

The more we are unaware of the subtle mechanisms of our minds, the more we’ll react mechanically to the inputs in our lives. The more we react mechanically, the more predictable we are. The more we are predictable, the more we are prone to be colonized internally by software, by market products, and by the politicians. The more we know ourselves, the more we observe the flows of our thoughts as as if they were external happenings – and we can choose whether to follow or simply witness them.

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Combinando diverse informazioni sulle nostre abitudini di navigazione, Google o altri possono conoscere i fili conduttori della nostra mente in modo molto più accurato di quanto li conosciamo noi stessi. Monitorando i trend delle ricerche in Rete e gli abbonamenti ai feed dei blog, Google può conoscere i temi su cui si sposta l’attenzione globale e può farsi un’idea piuttosto accurata di come si evolve il pensiero collettivo. Tali dati in mano a un politico o un pubblicitario potrebbero essere preziosi.

Nel villaggio globale della Rete, come nei piccoli villaggi, si sa tutto di tutti.

La volontà di leggere nella nostra mente non si limita all’attività online. Il neuromarketing utilizza le apparecchiature più raffinate, quali la risonanza magnetica funzionale per capire come vengono prese le decisioni per gli acquisti, e di conseguenza come dirigerle.

Vi sono anche dei progetti per mappare tutte le connessioni neurali del cervello che alla fine andranno in mano ai pubblicitari e non solo. E che dire dei progetti di Microsoft per monitorare la produttività addirittura su un piano fisiologico:

Microsoft sta sviluppando un software in stile Grande Fratello, in grado di monitorare da remoto la produttività di un lavoratore, il suo stato di benessere e la sua competenza.  The Times ha visto una richiesta di brevetto da parte dell’azienda per un sistema informatico che collega i lavoratori ai loro computer via sensori wireless che misurano il loro metabolismo. Il sistema darebbe agli amministratori del sistema la capacità di monitorare le performances degli impiegati misurando i battiti cardiaci, la temperatura corporea, i movimenti, le espressioni facciali e la pressione sanguigna.

Le prospettive dell’incrocio tra possibilità tecnologiche e volontà di controllo da parte di chi possiede tali strumenti possono portare a una capacità di controllo senza precedenti.

La risposta a questa invasione e colonizzazione mentale è di avere a nostra volta una capacità di controllo dei nostri pensieri senza precedenti, una consapevolezza di noi stessi superiore alle capacità dei software nel tracciare le nostre preferenze, psicografie e tendenze mentali. In altre parole, conoscersi, applicare ai nostri pensieri ciò che nella tradizione hindu è chiamato jnana yoga, la via della conoscenza.

Osservare quindi i percorsi dei nostri pensieri, da cosa siamo attratti, a quali suggestioni siamo sensibili, come avvengono i passaggi tra un’idea e l’altra. Gli strumenti di Google, che memorizzano i percorsi delle nostre navigazioni, ricerche e attività potrebbero anche essere usati per de-costruire i nostri condizionamenti mentali, per disidentificarci dai pensieri che sono presenti nella nostra mente, in una specie di reverse engineering della nostra mente.

Il movimento del software libero ha generosamente sviluppato delle applicazioni gratuite e condivise, utilizzando le risorse della rete per fornire strumenti non-commerciali a molti utenti, spesso di qualità migliore dei prodotti commerciali.

La prossima sfida verso la libertà tecnologica sarà sul piano interiore oltre che sul livello tecnico. Le nostre abilità dovranno applicarsi sull’osservazione della nostra mente più che a dirigerle verso la produzione di software e contenuti.

Bisognerà diventare padroni della nostra mente senza lasciarci manipolare dagli input sempre più numerosi. Dovremo magari anche poter, come degli yogi, controllare la nostra fisiologia (battiti cardiaci, pressione arteriosa e altro) che potrebbe essere monitorata come nel brevetto di Microsoft.

Più siamo inconsapevoli dei meccanismi sottili della nostra mente e più reagiremo meccanicamente di fronte agli input della vita. Più reagiamo meccanicamente e più siamo prevedibili. Più siamo prevedibili e più siamo soggetti a essere colonizzati interiormente dai software, dai prodotti di mercato e dai politici. Più ci conosciamo più osserviamo i flussi dei nostri stessi pensieri come fossero avvenimenti esterni e possiamo scegliere di seguirli o semplicemente testimoniarli.
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